L’esilio, il carcere e il processo per l’estradizione
Nel 2012 Julian Assange si trovava al centro di una complessa vicenda giudiziaria e politica, iniziata nel 2010 quando due donne in Svezia lo accusarono di reati sessuali.
Le accuse riguardavano presunti episodi di violenza sessuale e coercizione, avvenuti durante un soggiorno di Assange a Stoccolma nell’agosto di quell’anno.
Le autorità svedesi aprirono un’indagine e, poiché Assange aveva lasciato il paese, emisero un mandato d’arresto europeo per interrogarlo formalmente.
Nel frattempo Assange si trovava nel Regno Unito, dove fu arrestato nel dicembre 2010. Venne rilasciato su cauzione con alcune restrizioni, in attesa che la giustizia britannica decidesse sull'eventuale estradizione verso la Svezia.
Nei mesi successivi Assange e i suoi legali portarono avanti una lunga battaglia legale per opporsi all’estradizione, sostenendo che non vi fossero garanzie sufficienti che il procedimento svedese fosse equo.
La loro preoccupazione principale, tuttavia, era che una volta arrivato in Svezia, Assange potesse essere a sua volta estradato negli Stati Uniti.
Questa paura derivava dal fatto che WikiLeaks, l'organizzazione fondata da Assange, aveva pubblicato nel 2010 centinaia di migliaia di documenti diplomatici e militari riservati statunitensi, tra cui video che documentavano presunti crimini di guerra in Iraq.
Il governo degli Stati Uniti aveva reagito duramente a queste rivelazioni, e Assange riteneva che esistesse un’alta probabilità di un’azione penale segreta nei suoi confronti (per ulteriori informazioni visita la pagina web precedente).
Nel giugno 2012, dopo che la Corte Suprema del Regno Unito aveva rigettato l’ultimo ricorso legale contro l’estradizione, Assange decise di rifugiarsi nell’ambasciata dell’Ecuador a Londra, chiedendo asilo politico.
L’Ecuador, sotto la presidenza di Rafael Correa, gli concesse l’asilo, accogliendo le sue argomentazioni secondo cui l’estradizione verso la Svezia avrebbe potuto portare, indirettamente, a un trasferimento negli Stati Uniti, dove temeva di non ricevere un processo euo e rischiava una condanna molto severa.
Di conseguenza, Assange visse per quasi sette anni, in una stanza dell’ambasciata senza mai uscire, sorvegliato giorno e notte, isolato dal mondo e in attesa di una soluzione diplomatica o giuridica che potesse evitare la sua estradizione.
Il caso divenne un simbolo internazionale del conflitto tra trasparenza, giustizia e sovranità, e sollevò un intenso dibattito pubblico sui diritti dell’informazione, l’uso politico dell’estradizione e l’equilibrio tra libertà individuale e sicurezza nazionale.
Nel tempo, le condizioni di vita di Assange peggiorano. Vive in una stanza convertita in ufficio e dormitorio, poca attività fisica e difficoltà crescenti nelle comunicazioni con il mondo esterno.
Nonostante ciò, riesce a rimanere attivo politicamente attraverso messaggi video, interviste e conferenze in remoto.
Tuttavia, le sue relazioni con lo staff dell’ambasciata e con il governo ecuadoriano si deteriorano progressivamente, specialmente dopo l’arrivo alla presidenza dell’Ecuador di Lenín Moreno, che assume una linea molto più critica nei confronti di Assange.
Il 11 aprile 2019, l’Ecuador revoca l’asilo politico, consentendo alla polizia britannica di entrare nell’ambasciata e arrestare Assange.
Questo segna la fine della sua lunga permanenza nell’ambasciata e l’inizio di una nuova fase del caso, incentrata sull’estradizione verso gli Stati Uniti, dove nel frattempo il Dipartimento di Giustizia lo aveva formalmente incriminato per reati legati alla pubblicazione di documenti riservati.
Da allora, Assange è detenuto nella prigione di massima sicurezza di Belmarsh, in condizioni definite da molti osservatori internazionali come inumane e degradanti.

Julian Assange parla dal balcone dell'ambasciata ecuadoriana a Londra subito poco dopo aver ottenuto protezione
Julian Assange parla dal balcone dell'ambasciata ecuadoriana a Londra nel 2017
Julian Assange, in un furgone della polizia dopo essere stato arrestato dalla polizia britannica davanti all'ambasciata dell'Ecuador a Londra, l'11 aprile 2019
VIDEO CONSIGLIATI
- Arresto di Julian Assange - Video: Riprese del momento in cui Assange viene arrestato all'interno dell'ambasciata dell'Ecuador a Londra. Guarda il video su YouTube
- Documentario:"The Six Billion Dollar Man" Un documentario che esplora la vita di Assange, dalla fondazione di WikiLeaks alla sua permanenza nell'ambasciata, fino alle implicazioni legali. Recensione disponibile su The Guardian
Le accuse del Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti contro Julian Assange
Nel maggio 2019, dopo l’arresto di Julian Assange nell’ambasciata dell’Ecuador a Londra, il Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti formalizza 18 capi d’accusa contro di lui.
Le accuse principali comprendono cospirazione per aver aiutato Chelsea Manning a ottenere illegalmente documenti riservati, furto di dati governativi e violazione dell’Espionage Act del 1917.
Quest’ultima è una legge che punisce severamente la diffusione non autorizzata di informazioni militari e governative, considerate un pericolo per la sicurezza nazionale.
La somma delle pene previste potrebbe superare i 175 anni di carcere, segnando in questo modo un caso senza precedenti nel conflitto tra libertà di stampa e sicurezza nazionale.
Da un lato, molti difensori di Assange sostengono che si tratti di un attacco alla libertà d’informazione e al diritto dei giornalisti di pubblicare notizie di interesse pubblico.
Dall’altro, le autorità statunitensi sostengono che la divulgazione di documenti segreti abbia messo a rischio vite umane e la sicurezza dei Paesi alleati.
Nel corso dei mesi successivi, la vicenda ha visto diversi sviluppi legali importanti:
- Richiesta di estradizione: Gli Stati Uniti hanno formalmente chiesto al Regno Unito di estradare Assange per affrontare il processo negli USA. Questa richiesta ha innescato un lungo procedimento giudiziario nel Regno Unito, con numerosi appelli da parte della difesa di Assange.
- Motivi di salute e diritti umani: I legali di Assange hanno sostenuto che l’estradizione negli Stati Uniti avrebbe messo a rischio la sua salute mentale e fisica, anche a causa delle condizioni carcerarie negli Stati Uniti. Alcuni gruppi di diritti umani e organizzazioni internazionali si sono schierati a favore di Assange, denunciando rischi per la libertà di stampa e la protezione dei giornalisti.
- Decisione del tribunale britannico: Nel gennaio 2021, un giudice britannico ha inizialmente negato l’estradizione, citando rischi di suicidio e salute mentale compromessa di Assange. Tuttavia, nel dicembre 2021, un tribunale d’appello ha ribaltato quella decisione, aprendo la strada all’estradizione.
- Richiesta di revisione: La difesa ha presentato ulteriori ricorsi per bloccare l’estradizione, sottolineando le condizioni carcerarie negli Stati Uniti e i rischi per la libertà di stampa.

Julian Assange: simbolo di libertà o minaccia alla sicurezza?
Il caso Assange ha polarizzato l’opinione pubblica internazionale in modo profondo e duraturo. Al centro della disputa ci sono due visioni opposte del suo ruolo e delle sue azioni.
- I Sostenitori:
Per molti, Julian Assange è un paladino della trasparenza, un simbolo della libertà di stampa e del diritto dei cittadini a conoscere la verità, soprattutto quando si tratta di crimini di guerra, corruzione o abusi di potere.
A sostegno di questa visione si sono schierate numerose organizzazioni per i diritti umani e la libertà d’espressione:
- Amnesty International: Ha dichiarato che l’eventuale estradizione e condanna di Assange negli Stati Uniti costituirebbe un pericoloso precedente per chiunque pubblichi documenti classificati nell’interesse pubblico.
- Reporters Without Borders: Ha incluso il suo nome tra i giornalisti sotto minaccia, sostenendo che il suo lavoro ha valore informativo e deve essere protetto.
- Nazioni Unite: Tramite il relatore speciale sulla tortura, ha denunciato il trattamento subito da Assange come una forma di “tortura psicologica prolungata”.
- Testate come The Guardian, The New York Times, Le Monde, El País e Der Spiegel — le stesse che avevano collaborato con WikiLeaks nella pubblicazione dei documenti segreti — oggi chiedono la fine della persecuzione legale.
- I Critici:
Altri vedono in Assange una figura pericolosa, che ha aggirato le responsabilità giornalistiche e ha diffuso documenti non redatti, cioè privi di filtri o protezione delle fonti sensibili. Questo ha, secondo i critici, esposto agenti e collaboratori a ritorsioni, compromesso operazioni segrete e messo a rischio vite umane.
Per questi motivi:
- Il governo degli Stati Uniti lo accusa di aver violato l’Espionage Act, con l’intento non di informare, ma di danneggiare deliberatamente gli interessi americani.
- Alcuni giornalisti e commentatori lo considerano un attivista politico più che un reporter, mosso da ideologie anti-occidentali più che da etica professionale.
- Le autorità giudiziarie britanniche e statunitensi sostengono che nessun giornalista ha il diritto di violare la legge, anche se crede di servire una causa nobile.
Un bivio per la democrazia
Il cuore della questione è un dilemma fondamentale per le società democratiche:JULIAN ASSANGE DEVE ESSERE PUNITO PER AVER VIOLATO LA LEGGE O PROTETTO PER AVER RIVELATO LA VERITÀ SU CRIMINI DI STATO?
Questo interrogativo solleva implicazioni cruciali:- Se Assange venisse condannato, si creerebbe un precedente pericoloso che potrebbe scoraggiare altri giornalisti dal pubblicare notizie scomode su governi potenti.
- Se venisse assolto o protetto, si potrebbe però indebolire la distinzione tra giornalismo responsabile e attivismo incontrollato, con potenziali abusi futuri.
Una decisione ancora sospesa?
Julian Assange è finalmente un uomo libero. Dopo oltre cinque anni di detenzione nella prigione di massima sicurezza di Belmarsh, il 24 giugno 2024 è stato rilasciato grazie a un accordo di patteggiamento con la giustizia statunitense. L'intesa ha previsto che Assange si dichiarasse colpevole di un solo reato – cospirazione per ottenere e divulgare documenti classificati – in cambio di una pena già interamente scontata nel Regno Unito. Dopo una breve tappa alle Isole Marianne Settentrionali per formalizzare l’accordo in tribunale, è tornato in Australia, dove oggi vive da uomo libero. In conclusione, il caso Assange non riguarda solo un uomo: È diventato una battaglia simbolica tra potere e trasparenza, tra segretezza e diritto all’informazione, tra sicurezza e libertà. La sua risoluzione ha segnato un punto cruciale nel dibattito globale sulla libertà di stampa e potrebbe ridefinire i confini del giornalismo investigativo nell’era digitale, stabilendo quale protezione è davvero garantita a chi svela verità scomode in nome del pubblico interesse.
Assange e la sua recente apparizione al Festival di Cannes

Julian Assange è stato presente al Festival di Cannes nel maggio 2025 in occasione della proiezione del documentario "The Six Billion Dollar Man", diretto da Eugene Jarecki. Il film, presentato nella sezione "Proiezioni Speciali", esplora la lunga battaglia legale di Assange, la sua detenzione e le implicazioni politiche delle sue azioni. La presenza di Assange al festival è stata significativa, considerando il suo passato di rifugiato politico e le controversie legate alle sue attività. Durante l'evento, ha indossato una maglietta con i nomi di 4.986 bambini palestinesi uccisi dalle forze israeliane dal 2023. Questo gesto ha attirato l'attenzione dei media e ha suscitato discussioni sul suo attivismo e sul suo impegno politico. La sua partecipazione al festival è stata anche un'occasione per riflettere sul suo futuro e sulle possibilità di un ritorno all'attivismo politico, una volta completamente ristabilito dalla sua esperienza carceraria.